Le vie delle arti e dei mestieri di Napoli

Le vie delle arti e dei mestieri di Napoli
17 maggio 2024

Passeggiando per il centro storico di Napoli, difficilmente ci si sofferma a leggere i nomi dei vicoli che affollano il cuore della città. Gli odonimi, i nomi con i quali vengono intitolate le strade della città, ripercorrono il patrimonio storico, artistico e culturale della città, risultato di secoli di storia e di trasformazioni economico e sociali, storie di personaggi e di mestieri che oggi non esistono più. Un tempo, le strade rappresentavano un luogo di relazioni, economiche e sociali: i bottegai non si limitavano all’aspetto commerciale, ma creavano relazioni e interazioni con i passanti con garbo e simpatia.

Per le vie delle arti e dei mestieri è possibile ancora incontrare qualche bottegaio che prosegue ancora oggi il suo antico mestiere, tuttavia molti artigiani siano scomparsi, lasciando spazio alle nuove attività che rispecchiano le esigenze moderne. Nonostante ciò, molti odonimi di strade sono rimasti uguali, per ricordare la famosa “economia del vicolo” e gli antichi mestieri del tempo.

VICO IMPAGLIAFIASCHI era il luogo dove gli artigiani realizzavano i “panari“, cesti e oggetti di paglia. Il vicolo prende il nome dalle strutture impagliate che ricoprivano i fischi del vino.

VICOLETTO CHIAVETTIERI era ricco di botteghe di artigiani del ferro, i chiavettieri, che fabbricavano e vendevano chiavi, serrature e toppe.

VICO FIGURARI prende il nome dalla figurara, dove si lavoravano pastori e statue di santi. Ricavando dal legno le figure del presepe, i figurari rivestivano le statuette con gli abiti del loro tempo.

VICO DEGLI AZZIMATORI, al tempo degli aragonesi, era popolata dagli azzimatori, i cimatori della lana, che si occupavano di produrre e lavorare panni di lana, dalla cardatura alla tessitura, ed erano protetti dal re.

VIA ARTE DELLA LANA era la strada, sin dall’alto Medioevo, legata alle attività di tessitura: qui erano presenti i Lanaioli, una vera e propria corporazione dell’artigianato tessile a Napoli, attività di grande prestigio riconosciuto anche al di fuori dalla città.

VIA DEI CALZOLAI è nata per la produzione di scarpe e il rifacimento di quelle usate. Intorno agli anni 70 del Novecento molte botteghe furono parte essenziale della ripresa economica della zona.

VICO DEI PANETTIERI fu chiamato così già nel XIV sec per la folta presenza di forni – pubblici e privati-, tra i quali i forni del Conservatorio dei poveri di Gesù Cristo.

VICO LAMMATARI era dedicato alle botteghe di amido: i lammatari, forma dialettale del fabbricante di amido, fornivano amido alle pasticcerie, ai sarti, alle lavandaie.

VICO SCASSACOCCHI era un tempo popolato dagli sfasciacarrozze, che realizzavano o smontavano ruote, stanghe e balestre sfruttando il legno delle carrozze. il vicolo, inferiore ai 2 metri, a causa delle sue ridotte dimensioni provocava la rottura dei mozzi delle ruote delle carrozze che passavano di lì.

BORGO DEGLI OREFICI fu il luogo dove ebbe inizio la tradizione orafa napoletana, tramandata dagli artigiani francesi che operavano alla corte angioina. Nel Borgo vengono tuttora prodotti oggetti di elevato valore artistico, come le statue facenti parte del tesoro di San Gennaro, Santo Patrono della città.

VIA DEI GUANTAI radunava nei secoli scorsi i più bravi guantai al mondo, che nelle loro botteghe producevano raffinati capi richiesti da clienti di tutto il mondo. Per questo motivo Napoli, per secoli considerata un’eccellenza nel mondo della moda, fu denominata la “capitale dei guantai“.