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31 maggio 2024

Gli scavi sotterranei di Napoli Sotterrata: un viaggio a ritroso nel tempo

Non si finisce mai davvero di imparare davanti ad una città come Napoli, che fa di ogni cosa – dai monumenti in vista agli scavi sotterranei – una preziosa occasione di approfondimento. Oggi vogliamo parlarvi proprio degli scavi sotterranei della città, le quali – pur essendo parte integrante e fondamentale del patrimonio culturale cittadino – restano sconosciute ai molti turisti che giungono in Campania.

L’importanza degli scavi archeologici a Napoli

Perché parlare e approfondire la conoscenza degli scavi sotterranei di Napoli è così importante? Probabilmente non esiste una risposta unica a questo tipo di domanda. Il sito di Napoli Sotterrata infatti offre più ragioni di quelle che riusciremmo a contare in un solo giorno per farle visita: addentrarsi tra le stradine della Neapolis antica, che sorge a metri di profondità dal centro storico, può essere visto come un modo interessante di conoscere i segreti della città (di cui si parla troppo spesso e mai adeguatamente) o anche un’occasione per divertirsi nelle vesti di turista restando in patria. Ma cosa nascondono gli scavi sotterranei che giacciono sotto la Basilica di San Lorenzo Maggiore? Scopriamolo.

Le cavità sotterranee di Napoli

Una visita guidata al sito di Napoli Sotterrata è la giusta opportunità per fare un viaggio a ritroso nel tempo e conoscere quella che in antichità era la città, oggi conosciuta come moderna e caotica. gli scavi sotterranei – che ci è permesso di vedere e attraversare come esperienza di svago turistico o approfondimento culturale – sono una creazione della civiltà greca, a cui va il merito di aver saputo sfruttare magistralmente le possibilità offerte dal sottosuolo e dalla presenza di tufo.

L’origine e la funzione

Tutte le grotte ricavate dal tutto ebbero nel tempo una funzione precisa, che tuttavia di epoca in epoca fu disposta a mutare. Se in origine gli scavi sotterranei vennero ideati per accogliere ipogei funerari, più in là con gli anni esse servirono alla costruzione di templi religiosi o – come in epoca augustea – alla realizzazione di importanti gallerie.

Gli scavi oggi

Gli scavi sotterranei di Napoli Sotterrata sono oggi una preziosa testimonianza dal passato, oltre che una grande attrattiva turistica per la città. Attraversandole si può fare visita al foro romano, al mercato e alle tabernae (nove botteghe dedite un tempo agli scambi commerciali cittadini). Tante altre però sono le cose da poter ammirare una volta all’interno del sito, che nasconde un universo dimenticato e preziosissimo.

24 maggio 2024

Il museo dell’opera di San Lorenzo Maggiore

Il Complesso di San Lorenzo Maggiore ospita al suo interno anche il Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore.

Esso è direttamente collegato agli scavi archeologici ed è allestito negli ambienti cinquecenteschi nei pressi della Torre Civica della struttura, posta di fianco alla Basilica.

Nei quattro piani del Museo è presentato un vero e proprio spaccato di Napoli, della sua cultura e del suo passato. In esso sono infatti esposti reperti medievali e non solo, rinvenuti nella Neapolis Sotterrata.

Le opere sono presentate in ordine cronologico ascendente, nei vari livelli dell’edificio, passando quindi dai ritrovamenti di epoca greca a quella romana, suddivisa nello specifico in imperiale e repubblicana. Proseguendo la visita, ci si imbatte poi in testimonianze paleocristiane e bizantine, dell’Alto Medioevo e delle culture normanne, sino all’epoca Angioina, per giungere sul finire alle sale che ospitano i pastori della prestigiosa collezione del convento risalente al periodo sette-ottocentesco.

Muovendosi da un’ala all’altra del Museo, si riesce quindi a risalire e a rivivere determinati periodi storici che la città di Napoli ha attraversato nel corso del tempo, e a capire anche come essi si siano fusi tra loro e con la società, dando vita a particolari sfaccettature della cultura partenopea.

Inoltre, il Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore presenta una peculiarità: tutti i reperti sono presentati ricomponendo fisicamente gli spazi in cui originariamente erano collocati e ricercando anche le stesse condizioni di luce, di vista prospettica e le finalità per cui erano stati prodotti.

Questo particolare evidenza, innanzitutto, quanto la struttura sia intrinsecamente legata al territorio e, anche quanto sia profondo il legame con il mondo religioso.

Per quanto riguarda il primo aspetto, ovviamente si fa riferimento alla promozione culturale che esso rappresenta, in quanto il Museo è portavoce e testimonianza vivibile di ciò che era la città antica.

In merito invece al rapporto con la religione, la struttura testimonia la presenza della basilica paleocristiana del VI secolo, su cui le generazioni successive hanno poi dato origine a spazi di culto. Era infatti in un periodo in cui la fede Cristiana si circondava di artisti che realizzavano per essa affreschi, mosaici e sculture di immensa bellezza e valore. In questo scenario, emergeva poi con forza la spiritualità Francescana.

Il Museo offre pertanto una visione completa della storia di Napoli ed abbraccia un arco temporale lungo circa 25 secoli, che rappresenta una fonte di studio e di conoscenza pressoché indescrivibile.

17 maggio 2024

Le vie delle arti e dei mestieri di Napoli

Passeggiando per il centro storico di Napoli, difficilmente ci si sofferma a leggere i nomi dei vicoli che affollano il cuore della città. Gli odonimi, i nomi con i quali vengono intitolate le strade della città, ripercorrono il patrimonio storico, artistico e culturale della città, risultato di secoli di storia e di trasformazioni economico e sociali, storie di personaggi e di mestieri che oggi non esistono più. Un tempo, le strade rappresentavano un luogo di relazioni, economiche e sociali: i bottegai non si limitavano all’aspetto commerciale, ma creavano relazioni e interazioni con i passanti con garbo e simpatia.

Per le vie delle arti e dei mestieri è possibile ancora incontrare qualche bottegaio che prosegue ancora oggi il suo antico mestiere, tuttavia molti artigiani siano scomparsi, lasciando spazio alle nuove attività che rispecchiano le esigenze moderne. Nonostante ciò, molti odonimi di strade sono rimasti uguali, per ricordare la famosa “economia del vicolo” e gli antichi mestieri del tempo.

VICO IMPAGLIAFIASCHI era il luogo dove gli artigiani realizzavano i “panari“, cesti e oggetti di paglia. Il vicolo prende il nome dalle strutture impagliate che ricoprivano i fischi del vino.

VICOLETTO CHIAVETTIERI era ricco di botteghe di artigiani del ferro, i chiavettieri, che fabbricavano e vendevano chiavi, serrature e toppe.

VICO FIGURARI prende il nome dalla figurara, dove si lavoravano pastori e statue di santi. Ricavando dal legno le figure del presepe, i figurari rivestivano le statuette con gli abiti del loro tempo.

VICO DEGLI AZZIMATORI, al tempo degli aragonesi, era popolata dagli azzimatori, i cimatori della lana, che si occupavano di produrre e lavorare panni di lana, dalla cardatura alla tessitura, ed erano protetti dal re.

VIA ARTE DELLA LANA era la strada, sin dall’alto Medioevo, legata alle attività di tessitura: qui erano presenti i Lanaioli, una vera e propria corporazione dell’artigianato tessile a Napoli, attività di grande prestigio riconosciuto anche al di fuori dalla città.

VIA DEI CALZOLAI è nata per la produzione di scarpe e il rifacimento di quelle usate. Intorno agli anni 70 del Novecento molte botteghe furono parte essenziale della ripresa economica della zona.

VICO DEI PANETTIERI fu chiamato così già nel XIV sec per la folta presenza di forni – pubblici e privati-, tra i quali i forni del Conservatorio dei poveri di Gesù Cristo.

VICO LAMMATARI era dedicato alle botteghe di amido: i lammatari, forma dialettale del fabbricante di amido, fornivano amido alle pasticcerie, ai sarti, alle lavandaie.

VICO SCASSACOCCHI era un tempo popolato dagli sfasciacarrozze, che realizzavano o smontavano ruote, stanghe e balestre sfruttando il legno delle carrozze. il vicolo, inferiore ai 2 metri, a causa delle sue ridotte dimensioni provocava la rottura dei mozzi delle ruote delle carrozze che passavano di lì.

BORGO DEGLI OREFICI fu il luogo dove ebbe inizio la tradizione orafa napoletana, tramandata dagli artigiani francesi che operavano alla corte angioina. Nel Borgo vengono tuttora prodotti oggetti di elevato valore artistico, come le statue facenti parte del tesoro di San Gennaro, Santo Patrono della città.

VIA DEI GUANTAI radunava nei secoli scorsi i più bravi guantai al mondo, che nelle loro botteghe producevano raffinati capi richiesti da clienti di tutto il mondo. Per questo motivo Napoli, per secoli considerata un’eccellenza nel mondo della moda, fu denominata la “capitale dei guantai“.

10 maggio 2024

Che cosa sono le tabernae? Un viaggio tra gli scavi di Napoli Sotterrata

Fare visita al sito di Napoli Sotterrata è anche un’occasione per calarsi nelle seducenti atmosfere delle antiche tabernae. Ma che cosa sono le tabernae e qual era il loro ruolo in passato? Nelle prossime righe partiremo alla scoperta degli scavi archeologici di San Lorenzo, districandoci tra le mura che un tempo costituivano le viscere dell’antico Foro Romano e le zone a cui venivano affidati gli scambi commerciali, appunto le tabernae.

Visitare Napoli Sotterrata: un tuffo nel passato della città

Proprio sotto il manto stradale del centro storico di Napoli, si estende un’area archeologica di inestimabile valore. Qui, nelle stradine sotterranee che si aggrovigliano al di sotto della Basilica di San Lorenzo Maggiore, il capoluogo campano si rivela con sorprendente prosperità, portandoci alla scoperta del suo passato più antico, che pulsa di vita e mistica energia. Il percorso archeologico immerge il visitatore in atmosfere davvero suggestive, attraverso le quali è possibile assimilare le nozioni storiche più importanti per la storia della Neapolis greca e romana.

Il macellum

Una delle cose più belle da vedere una volta giunti all’interno del sito è il chiostro settecentesco, che racchiude a sua volta i resti antichi del macellum, il mercato romano. Quest’area – risalente al I secolo d.C. – si sviluppa in uno spazio di forma rettangolare e da un cortile dal pavimento mosaicato. Sul macellum si affacciavano e tutt’ora si affacciano le botteghe mercantili, che un tempo prendevano il nome di tabernae. Procedendo per il versante destro della strutturasi giunge al criptoportico, il mercato coperto, munito di piccoli banconi un tempo allestiti per la vendita delle merci.

Le tabernae

L’assetto architettonico del macellum si struttura in una schiera di nove tabernae. Ciascuna di queste presenta uno schema disposto in due stanze voltate a botte con un’apertura rivolte sulla strada. Il mezzanino serviva per lo stoccaggio delle merci, mentre lo sbocco sulla via principale era per garantire il contatto con il pubblico necessario all’attività di scambio commerciale: nelle botteghe venivano infatti vendute stoffe, alimentari e prodotti d’artigianato, come testimonia la presenza di un forno e di una vasca (che sappiamo esser servita per la tintura dei tessuti). Nell’Antica Roma, tuttavia, il ruolo delle tabernae variava a seconda del contesto: spesso tali strutture venivano utilizzate anche per svolgere attività di tipo amministrativo o per fornire ristoro ai poveri. Oggi esse costituiscono una rara e preziosa testimonianza della civiltà romana.

03 maggio 2024

Il Macellum - Tempio di Serapide: viaggio tra le bellezze archeologiche di Napoli

La città di Napoli e le zone ad essa limitrofe sono un vero e proprio museo a cielo aperto: si respirano arte, cultura, storia in ogni angolo. Spostandoci verso il parco dei Campi Flegrei, il Tempio di Serapide è tra i monumenti più noti e rappresentativi dei Campi Flegrei, situato nei pressi del porto di Pozzuoli.

Lo scavo archeologico fu ordinato nel 700 da Re Carlo di Borbone, che vedeva affiorare grandi colonne di marmo cipollino: sotto molti metri di residui marini fu dissotterrato il Tempio di Serapide, ad oggi simbolo del bradisismo flegreo, un tempo semi sommerso dal mare, ma oggi collocato en plein air. Il nome deriva dal ritrovamento della statua del dio egizio Serapide, oggi esposta ala Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Quello che inizialmente venne considerato un Serapeion, tempio dedicato alla divinità, fu poi dagli esperti identificato come il macellum, il mercato pubblico della città romana, presente e visibile anche nell’area archeologica del complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, nel centro storico di Napoli.

Un cortile quadrangolare scoperto, pavimentato con lastre di marmo proconnesio, circondato su tutti i lati da colonne in granito grigio da oltre 6 metri di altezza e capitelli corinzi raffiguranti soggetti marini, costituisce l’imponente monumento (delle dimensioni di 58×75 metri).

L’accesso alla costruzione, dal lato affacciato al mare, era in linea con un’ampia aula, anch’essa inquadrata da colonne in marmo, dalla quale si aprivano tre nicchie riservate al culto dei genius macelli, gli dei protettori del mercato.

Al centro del cortile, sollevata a circa un metro dalla terra, sorgeva una tholos, costruzione dalla pianta circolare circondata da 16 colonne corinzie in marmo rosa africano di oltre cinque metri, al centro della quale era collocata una fontana dalla forma ottagonale. Quattro scalinate collegavano la struttura con l’esterno, mentre il portico esterno conduceva alle botteghe del macellum, le tabernae, alcune intonacate e dipinte, altre ornate con marmi colorati. Gli ambienti di servizio, le latrine, disposte agli angoli, erano dotate di sfarzosi rivestimenti, quali pavimenti e arredi marmorei.

Le colonne monolitiche in marmo, che caratterizzano la struttura, grazie alla loro imponente altezza, sono state strumento di misurazione del fenomeno del bradisismo e della variazione del livello del mare, attraverso l’osservazione dei molluschi marini, che ne hanno intaccato la parte inferiore.

26 aprile 2024

Ipogei funerari a Napoli: una preziosa testimonianza del passato

Tutta quanta la bellezza di Napoli riesce a condensarsi perfettamente nei suoi sotterranei, dove storia, cultura e arte collimano con armonia. Gli ipogei funerari sono una delle maggiori testimonianze degli scavi archeologici di Napoli. Nelle cave ricavate dal tufo partenopeo, infatti, i greci erano soliti realizzare delle bellissime costruzioni sotterranee, utilizzate perlopiù per dare dimora alle spoglie dei propri cari.

Come venivano realizzati gli ipogei? Le cavità ottenute dal banco tufaceo potevano essere costruite in due modi: la prima era per escavazione sotterranea, la seconda avveniva invece in un fossato a cielo aperto, seguendo il modello che più tardi avremmo identificato come trincea.

Gli ipogei si prestavano a diverse funzioni. Spesso le strutture sotterranee potevano rivestire il ruolo di opere idrauliche, come acquedotti o cisterne, opere insediative, nel caso di abitazioni e rifugi, oppure opere di culto e sepolcrali, tra le quali distinguiamo catacombe, cripte e necropoli.

Gli ipogei funerari a Napoli si trovano nel Borgo dei Vergini, nel Rione Sanità. Essi costituiscono una parte molto importante del patrimonio culturale napoletano e anche una preziosa eredità della Neapolis antica. Quelli che ci è data la possibilità vedere sono gli ipogei di una necropoli

ellenistica, divenuti una testimonianza di valore non solo per la città ma per tutta quanta l’Europa. L’Ipogeo dei Cristallini e l’Ipogeo dei Togati sono i più noti. Il primo si fa custode di tombe scolpite – le uniche in tutto il meridione italiano – mentre il secondo, rinvenuto nel 1980, prende il nome da un altorilievo risalente al IV secolo, raffigurante una coppia con indosso delle toghe

Visitare gli ipogei napoletani è sicuramente un’esperienza magica e appagante dal punto di vista culturale. Da tale esperienza si può imparare tantissimo, apprendendo ad esempio di più sui metodi di costruzione della civiltà greca, e sulla Napoli del passato, che spesso facciamo fatica a figurarci fedelmente.

Molto si apprende anche sull’utilizzo che le civiltà antiche facevano del tufo (di cui il territorio partenopeo è particolarmente ricco), sull’età dell’ipogeo stesso oppure sul rapporto che questo tesseva con gli eventi storici più rilevanti legati alla città.

Il sito che permette di visitare le magnifiche costruzioni sotterranee è sempre accessibile. Fargli visita è un modo per arricchire l’esperienza conseguita in Napoli Sotterrata, che fornisce invece i primi strumenti per provare a capire le usanze e le abitudini dell’antica civiltà greca.